3 Aprile, 2021 Urban Exploration
Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale; Viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione.
Franco Basaglia
32000 MetriQuadri, più di 1000 "malati di mente" alloggiati al suo interno, spogliati della loro vita, delle loro abitudini e vestiti di un camice, tutti uguali, separati in ogni padiglione per sesso e gravità della malattia, li passeranno il continuo della loro vita, nascosti da una società piena di pregiudizi.
Intonaco bianco, nessun affresco, corridoi e stanze tutte uguali tanto da perdersi, finestre con le grate in ferro che si affacciano su una realtà alla quale alludevano.
Di seguito alcune foto dell’istituto risalenti al 1890 (Restaurate e traformate a colore da Bianco&Nero):
Parte dei referti di degenza trovati all'interno:
Sante P.
Anno di ricovero: 1905
Diagnosi: Demenza precoce
Note: Un 27 Enne celibe, contadino di Loreto Aprutino, cattolico analfabeta.
Giovane di robusta costituzione, biondo, occhi cerulei. Ha aspetto pauroso. Dice trovarsi bene qui, per essere curato. È alquanto confuso. Dice non ricordare nulla del passato.
Indifferente, tranquillo, sorridente. Dice che sente freddo, non manifesta alcun desiderio, lavorio mentale quasi nullo. Domandato sui fatti passati risponde che non ricorda.Racconta che in America vide rovinare un pezzo di strada, ciò lo impressionò moltissimo; da allora ammalò ed ora vede sempre la medesima cosa.
Eredità pressochè negativa. Zia materna e cugina materna presentarono lievi affezioni mentali. Sembra che il cambiamento della personalità siasi verificato nel 1897 in seguito alle febbri malariche. Divenne preoccupato, serio, irascibile, pauroso.
Anna D.
Anno di ricovero: 1913
Diagnosi: melanconia ipocondriaca con ansia
Note: Dopo la partenza del fratello in guerra, non mangiava, non dormiva; Arrivò al punto di non riuscire più a muoversi, questa cosa aggravò ulteriormente il suo stato, urlava “sono dannata! come faccio, non potrò più camminare come le altre giovinette” nell’ultimo periodo in vita invocava la morte ogni giorno.
MariaVincenza D.
Anno ricovero: 1915
Diagnosi: Blocco Fisico e Shock
Note: A 23 Anni, con 3 Figli piccoli, rimase “impressionata” per la partenza del marito per il fronte, cadde in un primo momento in “stupore” poi la depressione; Emetteva un continuo lamento, non interagiva e rimaneva immobile, veniva nutrita in modo forzato.
Angela R.
Anno ricovero: 1916
Diagnosi: Idee Ipocondriache
Note: Dopo la chiamata del marito sotto le armi, rimase in solitudine nell’affrontare la vita quotidiana, l'accudire il bestiame e il terreno, la portarono nell’istituto in preda al panico mentre urlava che la guerra aveva distrutto la sua vita.
Ida S.
Anno ricovero: 1917
Diagnosi: Psicosi Isterica
Note: Dopo aver visto morire ragazzi in guerra, inizia ad essere tormentata da visioni terrificanti, come se fosse nel fronte di guerra in prima persona, vedeva persone che la minacciavano in maniera costante sentendosi inerme perché legata e bloccata sul suo letto; Era quindi colpita da forti e ripetuti accessi isterici che la facevano contrarre.
Elena R.
Anno Ricovero: 1917
Diagnosi: Depressione
Note: Dopo che i propri figli partirono al fronte, arrivò la depressione; all'interno del centro credeva di essere nel santuario di San Gabriele (nel Gran Sasso).
La separazione dai cari, che siano figli, fratelli o mariti, creavano dei vuoti difficili da colmare, una sorta di “equilibrio” spezzato dal non poter essere più madri, dal non essere più amati, dal trovarsi SOLI in un periodo storico difficile, in cui le alterazioni mentali erano prettamente legate alla guerra.
Negli anni precedenti, le cause per un ricovero potevano essere varie, dal non riuscire più ad accudire un anziano, all’avere un figlio che non si accettava in famiglia, bastava non essere allineati ai valori del periodo; Documenti riportano VIOLENZA CARNALE su Donne, che dopo il trauma sviluppavano forme di DISAGIO, isolandosi a sé stesse, portate nel centro e messe assieme a malati mentali REALI, venivano trasformate in donne aggressive e mentalmente instabili dove a sua volta venivano trasferite in celle di isolamento, l'unica cura dell'epoca era l'elettro shock, aveva un effetto calmante che stordiva il paziente, spegnendoti la mente, togliendoti il pensiero, alcune volte veniva applicata dopo un’anestesia.
Un paradosso, entravi sano per ritrovarti mentalmente instabile, delle esistenze interrotte nel momento del varco.
Questa è una piccolissima parte delle foto della struttura ad oggi:
La legge stabilì la dismissione dei vecchi ospedali psichiatrici e la loro sostituzione con strutture ambulatoriali ed assistenziali aperte, che garantissero ai malati terapie più efficaci e più accettabili dal punto di vista della dignità umana.
Il processo di dismissione fu molto lento su tutto il territorio nazionale: nel 1995, erano ricoverati ancora 250 pazienti; l'Ospedale Psichiatrico fu definitivamente chiuso il 31 marzo del 1998.
Lettere scritte dai degenti, probabilmente mai consegnate ai propri cari:
Caro padre,
Venitemi a riprendere decisamente, io voglio tornare a casa, non più qui, non più!… Se sapeste! Se sapeste!… Venite: e non dimenticatevi di portarmi i vestiti nuovi e biancheria, essendo sciupata quel po’ che portai: eppoi nel lavarla è stata unita ad altra piena di sporchizie, tanto ch’io non posso più indossarla. Credetemi: ed eseguite quanto vi ho detto. Non potendo voi, lasciate che venga la zia. Io non fo che attendervi di giorno in giorno, d’ora in ora per rivedervi! Da un anno non ho più notizie della famiglia! Dio lo sa quante trepidazioni! Quanti pensieri orribili turbano la mia mente! Vogliate pertanto diminuire le mie angustie e cambiare questa esistenza infelice che non ho più forza di tollerare! Non altro. Tanti saluti a tutti, baci ai bambini
Vostra figlia Crocifissa G.
Caro fratello, ti fo sapere l’ottimo stato di mia salute; sono cinque mesi che sto qui nel manicomio, adesso siete tutti contenti che mi avete condotto qui in accordo tutti fratelli e sorelle con mia moglie, essa mi ha fatto del male del tutto la mia malattia quando io stavo ammalato nei mesi di estate nel 1903 coi dolori viscerali che io pativa in tutti i paesi dove annava a sonare, i miei musicanti mi volevano tutti male e non posso sapere cosa mi mettevano nel vino dove si facevano complimenti, ed allora io sono stato sempre ammalato (…) Quando io stavo nel letto a gridare per i dolori viscerali essa chiamava il medico per farmi guarire. Il medico mi ordinava due bottiglie di roba, un cucchiaio l’ora; quando io prendeva questa roba più stava più annava peggio, la mia moglie unita col medico e con tutti mi dava il caffè e latte con la medicina dentro per farmi morire e puri lo metteva col brodo e vino e poi una notte il medico mi faceva l’operazione con il consenso di mia moie ed altri in presenza di notte. Il medico mi ha viscerato con la pompa. Io, povero marito, nulla sapendo queste pazzevite che mi volevano male tutti uniti in famiglia. Adesso state tutti contenti che il medico mi ha levate le mie forze nella vita mia, la mia natura è finita, il sangue ed i nervi non si sentono più perché il mangiare che mi faceva la cara moglie lo rigettava sempre di fuori perché ci metteva le gocce di acido solforico per farmi schiattare. Una volta mi dette forzatamente una tazza di latte fredda e diceva: prendi questo se no me ne vado di casa ed io povero mi alzai dal letto non mi reggeva diritto, essa si mise a gridare per far concorre il vicinato così venne un musicante, si chiamava Pacchione, e a forza mi fece bere quella tazza di latte dalla mia partenza la mia moglie non buttava neppure una lagrima perché stava unita con questo tale. Io morirò, ma Iddio si trova anche per te, adesso la mia casa la mangerete un po’ per uno. Mi rincresce la mia morte che moro in mano ad altri e non so dove mi buttano. Quando sentirete le mie notizie fra breve ci farete dei buoni maccheroni come mi disse il mio fratello maggiore nella sua lettera. Adesso siete tutti contenti che la mia moglie si prende Pacchione per sposo, la mia casa la vendete e darete la sua porzione alla moglie. Addio.
Caro Anselmo
dopo 32 giorni di lunga e penosa agonia immeritata mi è dato poterti dirigere questa mia, sono 32 notti insonni che mi rodo dalla rabbia seduto sul mio letto bestemmiando a tutti i Santi, maledicendo al mio destino e a chi fu la causa di questa mia prigionia. Anselmo, tu solo puoi porre termine a questo stato di cose, vieni a reclamarmi come ti occorre la mia opera te ne supplico a mani giunte, vieni a salvarmi, t’attendo coll’ansietà di un angelo salvatore, parmi un secolo che non vi vedo, addio un saluto a tutti indistintamente dallosventurato F. Valentino.
Vieni subito a questo stabilimento maledetto
Stimatissimo sig.Direttore,
abusando della sua squisita cortesia, mi prendo la libertà di rivolgerle di nuovo la seguente preghiera. Siccome lo stare tutto il giorno inerte per me costituisce un incubo, gratissimo le sarei se Ella volesse benignarsi darmi da fare qualche cosa, assicurandola che io dal canto mio, non solamente farei tutto il possibile per accontentarla, ma di più ben mi guarderei dall’arrecarle il più minimo disgusto. Nella speranza che questo mio vivo desiderio verrà appagato, La ringrazio Col solito rispetto Devotissimo servitore Guido R.
...Mi sono immaginato lo scenario in quegli anni, in cui la struttura era al fior fiore dell’attività, potevo quasi sentire le urla, riecheggiare in quelle stanze o corridoi vuoti, immagino di sentirle al di fuori della struttura, immagino i ragazzini del periodo giocare nella piazzetta adiacente che udivano quei lamenti costanti; immagino anche tutte quelle persone ricoverate ingiustamente, o con patologie da affrontare magari in modo differente, immagino quindi che in molti casi, quegli approcci o quelle tipologie di cura, influivano in modo peggiorativo, devastando la vita del ricoverato.
Questo è stato un viaggio che va oltre la fotografia, i dati raccolti dovono essere come memoria futura, non possiamo dimenticare tutto questo, non si può buttare tutto riqualificando uno stabile così importante.
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